18 Lug 2023

Presidente Maurizio Bigazzi, come sta la Toscana?

“Abbastanza bene ma… E su questo “ma” dobbiamo lavorare tutti: imprese e territorio. ll 2022 si è chiuso in maniera positiva – spiega il presidente di Confindustria Toscana – ; meglio rispetto alle aspettative. Nonostante le incertezze del conflitto fra Russia e Ucraina, i rincari dell’energia e delle materie prime, l’impennata dell’inflazione e la svolta restrittiva delle politiche monetarie, c’è stata una crescita del 4,1% sopra la media nazionale. Ma dalla fine dell’anno, e anche questi primi mesi del 2023 lo confermano, stanno aumentando i segnali di indebolimento. L’inflazione diminuisce lentamente e l’impennata dei tassi minaccia gli equilibri finanziari di molte imprese e compromette nuovi investimenti”.

Il Pil regionale della Toscana è aumentato del 4,1% nel 2022 più di quello italiano. Nel 2023 si confermano segnali positivi, ma è attesa una frenata. Che scenario disegna per la nostra regione?

“Più che attesa direi che la frenata sta arrivando. I consumi si stanno contraendo e anche in Toscana troppe famiglie avvertono un senso di insicurezza, oltre a percepirsi più povere. Irpet ha spiegato che in Toscana 16 famiglie su 100 si sentono povere. Erano 14 lo scorso anno. Sono dati che ci fanno riflettere anche sulle complesse dinamiche della domanda”.

Bene l’export e i prodotti di eccellenza. I settori trainanti della Toscana restano il manifatturiero e il turismo. Ma secondo lei tutti gli imprenditori hanno avuto le capacità di adattarsi a mercati nuovi, con dinamiche in continua trasformazione?

“La maggior parte delle imprese toscane ha saputo cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri. Il 2022 ha chiuso con un +14% in termini di vendite all’estero. E’ un dato positivo, ma poiché è espresso in valori, risente della forte componente dei prezzi. Anche i primi mesi del 2023 confermano la tendenza con un +10,7% per l’export manifatturiero, con dinamiche positive per molti settori e mercati. A livello nazionale però si sta cominciando a sentire una frenata nelle vendite di beni all’estero e ne esce penalizzata l’industria mentre i servizi, trainati dal turismo, restano sostenuti”.

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