17 Giu 2020

In un contesto di generale e inevitabile rallentamento anche la Toscana, dopo un brillante 2019, inizia il 2020 con il freno a mano. L’export manifatturiero toscano nei primi tre mesi dell’anno si ferma allo 0,4% rispetto al corrispondente periodo del 2019, dato che scende al -6,4% se depurato dai metalli preziosi i cui valori risultano fortemente influenzati dalle fluttuazioni del prezzo dell’oro.

Complessivamente si tratta di una performance  migliore della media nazionale e delle principali regioni di benchmark tutte contrassegnate dal segno “-“. Tuttavia se depuriamo il dato dai metalli preziosi il quadro cambia molto e il risultato toscano passa in terreno negativo (-6,4%). Se poi  scorporiamo anche la farmaceutica la variazione dell’export manifatturiero scende al – 12%

A livello settoriale prevalgono i segni “-“. I dati in crescita interessano l’industria alimentare, il legno e la carta, la farmaceutica, i minerali non metalliferi (ed in particolare il vetro) e i metalli tra i quali spicca il dato dei metalli preziosi (+72% la crescita dei primi tre mesi). In flessione tutti gli altri comparti con la moda che contribuisce in misura consistente al calo: -2,4% le vendite del tessile e abbigliamento e -23% quelle del comparto pelli e cuoio. In terreno negativo anche la chimica, i mezzi di trasporto l’elettronica e la gioielleria.

L’Europa si mantiene su tassi positivi. Le vendite verso i paesi UE nei primi tre mesi sono cresciute del 13,5% grazie in particolare al mercato francese (+24,8%), tedesco (+7,2%) e spagnolo (+16,1%). In peggioramento il dato dei paesi extra UE ed in particolare della Svizzera (-5,7%) dove si sono fermate le esportazioni del comparto moda.
Continua a crescere il mercato americano grazie al buon andamento dell’area settentrionale (+9,2%) ed in particolare degli Stati Uniti (+8,2%). In calo invece l’export nei paesi centro meridionali ed in particolare in Messico (-14,3%).   In pesante flessione il mercato asiatico il primo ad essere coinvolto
dall’emergenza COVID -19. Crollano le vendite nei paesi centro orientali ed in particolare in Cina (-15%), in Giappone (-5%) e a Hong Kong (-32%).

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