29 Ott 2019

Il Regional Competitiveness Index  (RCI), Indice di Competitività Regionale, è stato costruito  dalla Commissione Europea (avendo a riferimento il  Global Competitiveness Index introdotto dal World Economic Forum) per misurare i punti di forza e debolezza di ogni singola regione della Unione Europea.

L‘RCI sintetizza 74 indicatori che misurano la capacità delle singole regioni di garantire un ambiente attrattivo e sostenibile per le aziende e per le persone che in questi stessi territori vivono e lavorano.

L‘edizione  RCI 2019 è la terza dopo quella del 2010 2013 e 2016

Se guardiamo all’intervallo che corre tra la prima ed ultima regione di ciascun paese risulta che l’escursione in Gran Bretagna è di 145 posizioni, in Germania di 107, in Francia di 174, in Spagna di 162 ed infine in Italia di 98 posizioni tra la Lombardia (146) e la Calabria (244).

Come già sottolineato nella precedente edizione, in Italia si osserva la minor dispersione di posizioni,  con l’aggravante che tutte si trovano nella parte bassa della classifica.

In Italia e Germania, a differenza degli altri paesi, la regione con la Capitale non guida la classifica nazionale.

Tra il nord e il sud Italia, il divario è netto: le prime due regioni italiane a comparire nella classifica europea sono infatti Lombardia (146esima) e provincia autonoma di Trento (157esima) che si posizionano sopra di oltre 100 posizioni rispetto alla Sicilia (242esima) e alla Calabria (244esimo posto).

L’indice in Italia risulta sostanzialmente invariato come valore rispetto alla precedente edizione

Tra le principali regioni italiane arretra leggermente la Lombardia l’unica, insieme all’Emilia Romagna ad aver superato per una volta la media europea

Tra le altre regioni monitorate nell’edizione RCI 2019 si  rileva un leggero miglioramento pur rilevando ancora una significativa distanza dai risultati del 2010 e dalla media europea.

In termini relativi la Toscana risulta penalizzata per la qualità delle  istituzioni e del mercato del lavoro, per il livello di istruzione superiore  e per la maturità tecnologica.

Più premianti i dati del PIL pro-capite e della salute per la quale la Toscana si colloca al 36esimo posto nella classifica Europea e supera anche il valore dell’indicatore medio europeo.

Se escludiamo la salute nella maggior parte degli altri pilastri le regioni italiane si trovano per lo più al di sotto della media europea.

Ci sono tematiche (ad esempio istituzioni, istruzione superiore e apprendimento permanente)  in cui la regione italiana più virtuosa è intorno alla 200esima posizione e l’ultima alla 265esima.

Le infrastrutture, un importante nodo per lo sviluppo di un territorio, si caratterizzano per una forte eterogeneità con il Lazio in 50esima posizione e la provincia autonoma di Bolzano in 252esima. La Toscana, che si colloca più o meno a metà della classifica, risulta al di sotto di alcune regione del sud come Campania, Sicilia e Puglia.

Anche sul fronte innovazione nel nostro paese ci muoviamo a velocità diverse con alcune regioni che superano la media europea e si collocano nelle prime cento posizioni e altre,  tra cui anche la Toscana,  che ancora faticano a cogliere l’opportunità offerta da questa processo.

 

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