06 Mar 2019

La Toscana si ispira all’ingegno leonardiano per far ripartire idee, invenzioni, ricerca e applicazioni innovative anche per tamponare il rallentamento economico all’orizzonte.

Investimenti e cantieri rappresenteranno il “cuore” del Patto per lo sviluppo che Rossi ha appena proposto alle categorie economiche e sociali, per riavviare un dialogo che negli ultimi tempi si è sfilacciato.

Un Patto che piace ad Alessio Ranaldo, presidente di Confindustria Toscana, anche se «arriva un po’tardi» (il mandato di Rossi, non più rinnovabile, scadrà nella primavera 2020): «Proprio perché il tempo è poco – sottolinea Ranaldo – bisogna che il Patto si concentri solo su due-tre temi: infrastrutture, formazione e rifiuti industriali, oltre ai fondi europei che però sono presidiati».

Le infrastrutture sono il tasto su cui Confindustria batte da sempre, sia a livello nazionale che territoriale; la formazione è il “pallino” di Ranaldo che vorrebbe colmare la distanza tra i bisogni delle aziende e i programmi delle scuole; i rifiuti industriali sono l’emergenza più recente con cui le aziende si trovano a fare i conti per la carenza di impianti di smaltimento.

«Le infrastrutture servono a rimettere in moto il mercato e a creare posti di lavoro – spiega Ranaldo – mentre la formazione serve a non perdere lo slancio una volta che si è fatta ripartire l’economia. Almeno queste due leve in Toscana vanno assolutamente azionate nei prossimi mesi, considerato che, al momento, non si vedono prospettive concrete di miglioramento dell’economia. Anzi, il calo di fiducia e il clima di incertezza in Italia stanno portando a un raffreddamento degli ordini sul mercato nazionale». Il rischio ulteriore, secondo il presidente di Confindustria Toscana, è che avvicinandosi le elezioni regionali l’attenzione venga dirottata su altri temi o su progetti di breve respiro.

 

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